sabato 19 ottobre 2013

LENR: lo strano destino della più grande scoperta della storia dell'uomo


Introduzione
Immagine termografca di un "Hot-Cat"
Questa storia è talmente disordinata, incoerente, inverosimile e illogica che si fa fatica a credere che si possa trattare della scoperta più importante nella storia dell'uomo dopo quella del fuoco… Questo articolo nasce proprio per fare un po’ di chiarezza su questo argomento ed è indirizzato soprattutto a chi non ne ha mai sentito parlare. Non scenderò nei dettagli tecnici ne in quelli storici, che sono riportati in modo esaustivo da altre parti (darò i riferimenti alla fine), ma cercherò di dare un'idea ed una collocazione comprensibile e valutabile da tutti.
Di cosa sto parlando? Di una fonte di energia praticamente infinita, ottenibile a costi molto bassi e priva di qualsiasi emissione inquinante o nociva. Questa forma di energia ha anche altre qualità positive: ha una densità molto alta, quindi è possibile realizzare generatori molto potenti ma piccoli, la generazione e praticamente continua ed è perfettamente controllabile (cioè la si può accendere e spegnere a piacimento) e non richiede attività o materiali costosi o inquinanti per essere realizzata. Queste caratteristiche permetterebbero di sostituire quasi completamente le fonti di energia utilizzate fino ad ora, in primo luogo quelle di origine fossile, sia per la produzione di energia elettrica sia per i trasporti, oltre che ovviamente per il riscaldamento. Incredibile? Troppo bello per essere vero? In effetti come disse Rubbia, se fosse vero significherebbe che Dio è stato molto buono con noi… Il fatto è che probabilmente è proprio così.
Ma allora perché nessuno ne parla? Perché non se ne sa niente? Perché molti sostengono che sia una bufala? Il motivo è duplice: da un lato nessun cambiamento grosso viene accettato subito, perfino molte cose che oggi consideriamo scontate hanno impiegato molto tempo prima di essere accettate (da Galileo ad Einstein), figuriamoci quando in ballo ci sono questioni che possono stravolgere gli equilibri su cui si è assestata la nostra civiltà (interessi economici, equilibri di potere, implicazioni militari, conoscenze scientifiche con le relative questioni di "autorità" e perfino usi e costumi). Inoltre le cose sono andate nel peggior modo possibile fin dall'inizio. Questi due fatti hanno segnato l'argomento nella memoria collettiva come "svista colossale" e lo hanno archiviato in un cassetto e dimenticato. La maggior parte di fisici ancora oggi ha questa opinione, pur non conoscendo affatto l'argomento in dettaglio e soprattutto le sue evoluzioni più recenti. Ed è curioso ed ironico che molta gente continua ad inseguire ed a promuovere idee, o spesso ideologie (quando non utopie) ecologiste, ignorando che la soluzione completa al problema esiste, ma sta proprio da un'altra parte…
Iniziamo dal nome: se parlo di LENR (Low Energy Nuclear Reactions, cioè Reazioni Nucleari a Bassa Energia) in pochi capiscono a cosa mi riferisco, se li chiamo col nomignolo "mediatico" e improprio, usato per la prima volta più di 20 anni fa, buona parte dei lettori avrà un certo senso di deja vu: sto parlando di "Fusione Fredda". I più giovani forse non sanno neanche di cosa sto parlando, a meno che non abbiano visto film come "Il Santo" o "Reazione a Catena" (e quindi magari relegano la cosa all'ambito della fantasia). In ogni caso in pochissimi conoscono da vicino questo argomento, gli sviluppi attuali e soprattutto le prospettive future.

Gli inizi
Copertina di Time dedicata alla Fusione Fredda
Il mondo è venuto a conoscenza di questo fenomeno nel 1989 a seguito di una storica conferenza stampa in cui i due elettrochimici Martin Fleischmann e Stanley Pons (F&P di seguito) annunciavano la scoperta. Questo fu uno dei primi grandi errori: era troppo presto. Si sapeva ancora troppo poco del fenomeno e di come ottenerlo, si era appena aperta la porta verso un nuovo universo, ma non si erano ancora esplorato un solo centimetro. Sarebbe stato presto perfino per pubblicazioni ufficiali (su riviste scientifiche), perché più una scoperta è sensazionale, più ha bisogno di approfondimenti e conferme robuste ed incrociate. Il fenomeno era reale e grandioso oltre ogni limite alla vista dei due scienziati, che avevano osservato non solo le piccole anomalie calorimetriche dichiarate (dell'ordine dei Watt) ma anche esplosioni e danni causati dal metallo fuso che aveva bucato uno dei loro esperimenti (e tutto ciò che stava sotto). Però non si avevano dati a sufficienza per capire cosa stesse accadendo. Questo portò al secondo grande errore: dare una spiegazione troppo presto. La quantità di energia era talmente grande che non poteva che essere di origine nucleare, quindi i due pensarono che si trattasse proprio di una reazione nucleare che avveniva a temperatura quasi ambiente (invece dei milioni di gradi richiesti secondo le teorie e le conoscenze consolidate). Non solo, la reazione ipotizzata era una precisa reazione di fusione nucleare tra gli atomi di deuterio. Questa ipotesi creò nella comunità scientifica una reazione negativa forse superiore a quella della semplice esistenza del fenomeno, perché su quella reazione erano disponibili e ben noti dati molto precisi, accumulati in parecchi decenni, che richiedevano non solo un energia enorme affinché si verificasse, ma anche l'emissione di radiazioni di diverso tipo. Negli esperimenti di F&P non c'erano ne le enormi energie iniziali, ne traccia di radiazioni prodotte! I fisici, che a volte sono talmente rigorosi da essere bacchettoni, conclusero che se la spiegazione del fenomeno era sbagliata, doveva essere sbagliato anche l'esperimento stesso. Questa posizione fu rafforzata dal terzo grosso errore: molti tentarono precipitosamente di replicare l'esperimento, senza avere dati e competenze sufficienti.
Stanley Pons e Martin Fleischmann con i presunti dispositivi in mano
Gli stessi F&P non avevano compreso le condizioni che permettevano di ottenere l'effetto, e per di più questo era piuttosto difficile da misurare, visto che consisteva in un eccesso di calore piuttosto piccolo in genere. Figuriamoci gli avventati replicatori, che nella maggior parte dei casi non erano neanche elettrochimici e non avevano idea neanche di com'era fatto l'apparato usato da F&P. Molti si limitarono ad imitare la cella visibile sulla famosa foto di copertina del Time, che però, si scoprì molto dopo, era stata scelta solo per esigenze sceniche (l'originale era molto più grande). Così la maggior parte di repliche fallirono. Contemporaneamente aumentava la pressione delle opinioni critiche, e l'imbarazzo degli editori delle riviste scientifiche. La confusione e le polemiche divennero molto forti. Questo portò i pochi che riuscivano a replicare l'effetto a non esporsi e a non comunicare i risultati. Questo atteggiamento raggiunse proporzioni ancora maggiori a causa del quarto errore: non avere gestito bene una scoperta che destabilizzava lo status quo. Il termine "status quo" ha un significato molto largo che spazia dalle teorie scientifiche consolidate, alla posizione (carriera) di molti ricercatori, ad interessi economici, industriali e militari. Fu così ad esempio che il MIT di Boston, impegnato in ricerche sulla fusione calda, produsse un rapporto sulle repliche in cui si presentavano risultati alterati in modo da dare esiti negativi, e la NASA mantenne segreti per decenni i risultati di esperimenti che confermavano i risultati di F&P. Tutto questo fu noto solo molti anni dopo, ma in quel periodo fu sufficiente a generare una reazione estremamente negativa nella comunità scientifica ed a mettere una pietra tombale sull'argomento. L'argomento diventò un vero e proprio taboo scientifico, che a sua volta generò dei comportamenti del tutto antiscientifici: la maggior parte di scienziati considerarono l'argomento una bufala, e le riviste scientifiche si rifiutarono di pubblicare articoli sull'argomento. I media seguirono la stessa condotta. Questo atteggiamento continua fino ad oggi (basta parlare con un fisico o fare una ricerca bibliografica per verificarlo). Questa situazione è molto grave, perché in base alla prassi scientifica qualcosa esiste solo se viene pubblicata su riviste peer-reviewed, e anche la carriera di uno scienziato dipende dal numero dalle pubblicazioni, così come i finanziamenti per le ricerche. Niente pubblicazioni sull'argomento significa che l'argomento scientificamente non esiste, non viene diffusa la sua conoscenza, e non ci sono scienziati che vi si dedicano perché non potendo pubblicare andrebbero incontro ad una specie di "suicidio professionale". Così la "Fusione Fredda", dal 1989 in poi è stata via via dimenticata nell'opinione pubblica ed in quella degli scienziati, o ricordata al più con imbarazzo.


Dietro le quinte
Scemato il clamore, in silenzio o quasi in clandestinità, alcuni scienziati (e anche alcune aziende) continuarono ad occuparsi del fenomeno, soprattutto in Giappone, Italia e USA. Questi scienziati, nonostante le difficoltà intrinseche e contingenti, hanno contribuito a produrre una grandissima quantità di dati che confermavano le osservazioni di F&P e portavano alla luce anche una grande varietà di fenomeni nuovi. Si osservò per esempio che oltre alle produzioni di calore, si potevano avere anche trasmutazioni di elementi ed in qualche caso emissione di radiazioni gamma o particelle (alfa, beta e neutroni). Si osservò più volte il cosiddetto "heat after death" ("calore dopo la morte"), cioè la produzione di calore continua anche dopo avere spento l'apparato sperimentale. Si sperimentarono condizioni diverse e materiali diversi. Si cominciò a capire meglio alcune questioni e a studiarne altre. All'insieme dei nuovi fenomeni venne dato il nome più appropriato di LENR (che ebbe più successo di altre alternative). Non potendo sfruttare i canali ufficiali di comunicazione (riviste scientifiche) furono create delle conferenze apposite in cui gli studiosi si incontravano e scambiavano informazioni (la più importante conferenza è l'International Conference on Cold Fusion, ICCF). Tuttavia fino ai primi anni del 2000 ci furono pochissimi progressi riguardo alla comprensione dei fenomeni, alla loro riproducibilità e controllabilità e sulla formulazione di teorie che potessero spiegare i risultati. I fenomeni osservati erano ancora troppo sfuggenti e occasionali, nessuna teoria conosciuta era applicabile. In questa situazione buona parte delle ricerche finirono per commettere un quinto errore: applicare teorie classiche a fenomeni che non erano previsti e che non potevano seguirle. Questo portò ad esempio la maggior parte di ricercatori ad utilizzare deuterio piuttosto che idrogeno, perché la teoria classica prevedeva che poteva fondere più facilmente, o palladio perché era noto che assorbiva idrogeno o deuterio in grande quantità e aveva funzionato a F&P. Questo rese gli esperimenti piuttosto costosi, e quindi i progressi più lenti.
Il problema non era banale: se non ci sono teorie valide che riescono a spiegare il fenomeno, non c'è niente che può guidare verso esperimenti più robusti, e a sua volta se non ci sono esperimenti ripetibili facilmente, non ci sono dati per costruire teorie nuove. In questa situazione, probabilmente unica da quando esiste la scienza moderna, l'unica possibilità è procedere per tentativi: strada molto lunga e spesso improduttiva. Visto lo spazio di ricerca praticamente infinito, molti ricercatori evitarono di allontanarsi dagli esperimenti noti (in stile F&P: cella elettrolitica con elettrodi di palladio e elettrolita a base di deuterio), preferendo studiare e comprendere meglio questa particolare versione del fenomeno. Nessuno poteva sapere se esistessero delle alternative migliori, che dessero effetti più vistosi o più replicabili e controllabili. Di fatto in pochissimi si avventurarono verso strade alternative.

Le vie alternative
Cella al plasma elettrolitico in funzione
Molti degli scienziati che continuarono sulla strada "classica" di F&P riuscirono a replicare il fenomeno ed in qualche caso a migliorare la replicabilità, ma non ottennero mai risultati significativamente migliori di quelli originali: in genere solo piccoli eccessi di calore dell'ordine del Watt. Questo si può dire che sia vero ancora oggi.
Altri scienziati (una minoranza a dire il vero) invece seguirono strade diverse, più esotiche e "creative", ottenendo risultati molto migliori e decisamente interessanti, anche al fine di comprendere meglio il fenomeno. Le due varianti più interessanti, venute alla luce verso la metà degli anni '90, furono la "via secca" e il plasma elettrolitico. Quest'ultima versione fu inizialmente proposta e sperimentata da Mizuno e Ohomori, che impiegarono una cella elettrolitica con catodo di tungsteno invece che palladio, acqua normale (non quella pesante a base di deuterio) ed elettroliti semplici quali carbonato di potassio (K2CO3). La differenza fondamentale rispetto agli esperimenti di F&P era l'uso di una tensione molto più alta: centinaia di Volt invece che alcuni Volt. Questo produceva all'interno della cella, attorno al catodo (quindi sott'acqua), un plasma, caratterizzato da una forte emissione di luce, calore e radiazioni elettromagnetiche. In qualche caso l'energia ottenuta era maggiore di quella immessa, quasi sempre si otteneva la fusione del tungsteno (che fonde a 3422°C) e la comparsa di parecchi elementi nuovi che prima non erano presenti nella cella. L'innesco del plasma è perfettamente ripetibile, e non è dovuto di per se a fenomeni anomali. Gli effetti anomali (eccesso di calore, trasmutazioni, etc.) non si verificano sempre nella stessa misura, e risultano comunque a volte piuttosto difficili da misurare. Questo tipo di esperimenti comunque è molto interessante e ancora molto studiato perché si presta a parecchie varianti ed evoluzioni.

Cella di Piantelli (versione degli anni '90)
La cosiddetta "via secca" invece consisteva invece nel non impiegare affatto una cella elettrolitica, ma fare reagire idrogeno e metalli in atmosfera gassosa. Tra i primi a percorrere questa strada ci furono diversi italiani: ad esempio Pinatelli, Focardi e Scaramuzzi. I primi due in particolare impiegarono idrogeno naturale e barrette di nickel a temperatura di 150-400°C, ottenendo risultati notevoli: eccessi di energia in qualche caso significativi, "heat after death" persistente e radiazioni di diverso genere. Questa via presenta parecchi vantaggi rispetto a quella elettrolitica: è più pulita e controllabile, risulta più facile realizzare le misure calorimetriche, impiega elementi comunissimi e poco costosi (idrogeno e nickel invece di deuterio e palladio), e soprattutto permette di ottenere calore ad una temperatura molto più alta di quella possibile con le celle elettrolitiche. Questo è un particolare importante perché la sfruttabilità di questa fonte di energia è legata anche a questo fattore: in ambiente elettrolitico non si può superare la temperatura di ebollizione dell'acqua, cioè 100°C, nel caso di atmosfera gassosa si può arrivare teoricamente alla temperatura di fusione dei metalli (quindi oltre i 1000°C), consentendo ad esempio una più facile conversione in energia elettrica.
Sempre in Italia Celani ha eseguito parecchi esperimenti usando fili di materiali diversi in atmosfera di deuterio riscaldati tramite passaggio di corrente (continua o impulsiva), ottenendo eccessi di calore che sono in valore assoluto piccoli, ma molto grandi se rapportati alla piccolissima massa dei fili stessi.
Un risultato significativo è stato quello ottenuto da Pamela Moise-Boss negli USA che utilizzando una particolare cella elettrolitica di plastica, e un campo elettrico o magnetico, è riuscita a dimostrare (in maniera inequivocabile), che la reazione produce particelle altamente energetiche che sono state "fotografate" da dei rivelatori plastici (CR-39).
Un altro procedimento abbastanza diverso è quello usato da Iwamura, che impiega un materiale composito solido formato da palladio e ossido di calcio che viene fatto attraversare da deuterio. Questi esperimenti confermano che in questo processo alcuni degli elementi originari subiscono una trasmutazione, trasformandosi in altri più pesanti.
Tutte queste varianti dimostrarono che era possibile ottenere reazioni LENR in situazioni e condizioni molto differenti, e che quindi questi fenomeni probabilmente sono molto più diffusi, anche in natura, di quanto non si sospetti.

Un breve flashback
Jöns Jacob Berzelius
 A proposito di approcci alternativi è il caso di ricordare che F&P non furono affatto, come si pensa comunemente, i primi a imbattersi nei fenomeni LENR. Ci sono parecchie testimonianze risalenti a più di un secolo fa che descrivono la comparsa di elementi nuovi in determinati processi o anomalie energetiche. Lo stesso Fleishman a quanto pare sarebbe partito dallo studio di alcuni esperimenti risalenti agli anni '60. Qualcuno ha ipotizzato che perfino le trasmutazioni di cui parlavano gli alchimisti potessero essere reali trasmutazioni LENR. Riporto di seguito alcuni esempi di fenomeni LENR ante litteram storicamente ben documentati.
Esistono moltissime ricerche, iniziate agli albori della chimica "ufficiale" (ai tempi di Lavoiser) che affrontano il problema di bilanci "anomali" di elementi negli organismi viventi. In pratica parecchi studiosi constarono che gli organismi viventi sarebbero in grado di ricavare elementi di cui hanno carenza a partire da altri più abbondanti, tramite trasmutazioni. Sono famosi gli studi di Vauquelin, Prout, Berzèlius, dei primi dell'800 e quelli più recenti di Kervran su galline, semi in germinazione, piante, alghe e pesci. Questi studi sono sempre stati contestati dalla scienza ufficiale, ma non solo non si è mai dimostrato che sono sbagliati, anzi il numero di conferme aumenta nel tempo.
Nei primi decenni del '900 i radiochimici Paneth e Peters osservarono una produzione spontanea di elio quando l'idrogeno era mantenuto a contatto con del palladio a temperatura ambiente in tubi di Crooks. Successivamente la stessa osservazione fu fatta dal fisico svedese Tandberg, che tentò anche di brevettare una macchina per la produzione di elio a partire da idrogeno.
Negli anni '60 Ohsawa osserva delle trasmutazioni di alcuni elementi durante alcuni esperimenti, uno dei quali è stato replicato spesso in periodi più recenti: la trasmutazione di ferro in carbonio a seguito di un arco elettrico. Nello stesso periodo don Carlo Borghi riesce a produrre neutroni usando un particolare tubo a bassa pressione contenente idrogeno e tensioni estremamente più basse di quelle ritenute necessarie. La generazione dei neutroni era incontestabile, ma la sua spiegazione (fusione tra elettroni e protoni per produrre i neutroni) andava contro la fisica ufficiale, e questo gli costò una specie di esilio in Brasile. Sempre in quel periodo o poco dopo alcuni studi geologici individuano delle correlazioni nella diminuzione di alcuni elementi e nell'aumento corrispondente di altri in rocce o strati geologici (ad esempio alluminio/silicio).

La comparsa delle nanotecnologie
A partire dal 2000 si cominciò a capire che la scarsa riproducibilità dei risultati era dovuta a questioni che avevano a che fare con la struttura dei materiali utilizzati. Si approfondirono meglio diversi aspetti di carattere metallurgico, e si capì che uno dei fattori importanti per ottenere effetti anomali erano le caratteristiche delle superfici: era più probabile ottenere effetti anomali quando le superfici non erano lisce, ma avevano delle asperità e irregolarità dell'ordine delle frazioni di micron (1/1000 di mm). Si cominciò allora a trattare i metalli in modo da alterarne le caratteristiche, e a creare artificialmente materiali specifici sfruttando le nanotecnologie.

Yoshiaki Arata
Il primo risultato eclatante di questo approccio fu ottenuto da Arata in Giappone, il quale nel 2008 dimostrò pubblicamente che facendo reagire deuterio (gassoso) ad alta pressione su nanopolveri di palladio si otteneva un eccesso di calore ed in corrispondenza la produzione di un isotopo di elio. La reazione non richiedeva nessuna energia dall'esterno, ed il calore prodotto era in grado di fare girare un piccolo motore. La dimostrazione fu fatta di fronte ad un pubblico di scienziati e giornalisti, e fu ripresa in piccola misura anche dalla stampa e dai media di tutto il mondo (che però se ne dimenticarono in fretta). L'importanza di questo esperimento risiede anche nel fatto che fu riprodotto senza problemi e confermato da almeno altri due gruppi di ricerca (Toyota e SRI). Per la prima volta di aveva a disposizione un esperimento controllabile a piacere (sebbene piuttosto complicato da preparare).
Microfotografia SEM di nanopolveri metalliche

L'approccio "nanotecnologico" fu seguito o considerato da molti ricercatori, che iniziarono a modificare le superfici dei loro metalli introducendo caratteristiche nanometriche. Questo migliorò nel complesso la riproducibilità degli esperimenti, ma non tanto la produzione di calore, che rimaneva sempre dell'ordine dei Watt. Tuttavia molti ricercatori e alcune aziende furono incoraggiate ad indagare o dedicare maggiori energie alle ricerche sulle LENR, che nel giro di alcuni anni portarono alla piuttosto vivace situazione attuale.



La situazione attuale
Andrea Rossi (destra) con il prof. Focardi e uno dei primi E-Cat
Negli ultimi anni i progressi sono stati piuttosto rapidi e notizie come l'esperimento di Arata del 2008 o le tracce di particelle della Moiser-Boss sono perfino arrivate sui media. C'è stato un incremento delle aziende interessate a questo argomento, tanto che sono perfino nati alcuni spin-off universitari (uno anche dal MIT, ironia della sorte…) che stanno mettendo a punto loro soluzioni. La tendenza recente sembrava essere diretta più che allo studio del fenomeno al mercato, cioè a mettere a punto sistemi LENR commerciali (per applicazioni varie). Tutto questo comunque avveniva fino a pochi anni fa con una certa "timidezza" e una grande riservatezza. Il vero colpo di scena si è avuto nel 2010, quando l'ingegnere Andrea Rossi ha reso pubblico di avere messo a punto una tecnologia LENR capace di produrre in modo controllabile diversi kW di potenza termica in eccesso, rendendo possibile in brevissimo tempo la commercializzazione della tecnologia. L'avere raggiunto così alti livelli di produzione di calore e di affidabilità rappresentava un salto in avanti epocale. La cosa curiosa è che Andrea Rossi non è uno scienziato, ma un imprenditore che da sempre si è dedicato al settore dell'energia, e quindi ha dato da subito un'impostazione molto industriale alle sua attività di ricerca e sviluppo: niente pubblicazioni scientifiche, segretezza assoluta sul funzionamento del sistema, e unico obiettivo la sua commercializzazione. Ancora una volta la sorte delle LENR si rivelava beffarda: scienziati che avevano speso 20 anni in ricerche frenetiche non erano riusciti ad arrivare a risultati così concreti, e invece un imprenditore molto acuto ma senza un particolare background scientifico riusciva ad ottenere per la prima volta un simile traguardo, per di più negando qualsiasi informazione sul come ci fosse riuscito! Rossi, che ha collaborato con il prof. Focardi e con l'Università di Bologna, impiega la tecnica a base di nichel e idrogeno gassoso, più alcuni meccanismi non meglio precisati per aumentare la resa della reazione. Rossi ha eseguito diverse dimostrazioni pubbliche e private mostrando i suoi dispositivi ad un pubblico di scienziati, ingegneri, giornalisti e imprenditori. Queste dimostrazioni non sono mai state ineccepibili dal punto di vista tecnico, ma nella maggior parte dei casi hanno convinto i presenti (scatenando invece molte diatribe su Internet), ed in particolare tutti gli scienziati che hanno potuto osservare dal vivo gli apparati in funzione. I dispositivi di Rossi, chiamati E-Cat (Energy-Catalyzer) si sono evoluti nel tempo sia per forma che per soluzioni tecnologiche. Tutti comunque sono in grado produrre kW di potenza termica consumando una quantità di energia elettrica di circa 1/6 o 1/10, e raggiungendo temperature di diverse centinaia di gradi (qualche esemplare più recente arriverebbe oltre i 1000°C). Nell'ottobre 2011 Rossi ha presentato una centrale da 1 MW (termici) costituita da un centinaio di E-Cat collegati in parallelo. I test dell'impianto (alloggiato dentro un container standard), commissionati da  un cliente militare, hanno dato esito positivo, confermando la quantità di energia prodotta.

Andrea Rossi all'interno del suo E-Cat da 1MW
L'uscita pubblica di Rossi ha scatenato una vera e propria corsa alle LENR da parte di scienziati e imprenditori, al punto che attualmente ci sarebbero diversi gruppi e tecnologie concorrenti, che raggiungerebbero prestazioni simili. Lo spostamento della gestione ad un ambito più industriale che scientifico ha aumentato l'esposizione "mediatica" dei gruppi interessati, ma ha diminuito sensibilmente il flusso di informazioni pubbliche: moltissime informazioni circolano attualmente solo in maniera confidenziale ed entro gruppi ristretti. Lo stesso Rossi, dopo avere ceduto la sua tecnologia ad un imprecisato gruppo industriale statunitense si è imposto una riservatezza a cui non era certo abituato.
Altri gruppi che hanno ottenuto risultati significativi e stanno lavorando verso la commercializzazione degli apparati sono la NichEnergy che fa capo alla tecnologia sviluppata dal prof. Piantelli (padre delle reazioni LENR nichel-idrogeno), la Brillouin Energy che impiega un processo elettrolitico a base di acqua normale ed elettrodi metallici, e la Global Energy Corporation, che impiegherebbe la tecnologia sviluppata dalla Mosier-Boss per produrre particelle ad alta energia da usare per attivare la fissione di elementi fissili "tradizionali" (che però potrebbero essere impiegati in piccole quantità). Alcuni degli attori in campo sono riportati nella figura qui accanto. Un citazione a parte la merita il gruppo del prof. Cardone, che ha ottenuto risultati molto promettenti su un tipo un po’ particolare di reazioni LENR chiamate "reazioni piezonucleari". In questo caso l'effetto riscontrato è la produzione di neutroni ad alta energia a seguito di sollecitazione ultrasonica di materiali contenenti ferro. I neutroni ottenuti in maniera così semplice e poco costosa potrebbero essere facilmente impiegati per produrre energia tramite fissione convenzionale di materiali più pesanti. La stranezza di questo tipo di reazioni è che non sembra essere coinvolto l'idrogeno, ma semplicemente una fissione a bassa energia del ferro indotta da un meccanismo simile alla cavitazione.
Nonostante i progressi e le energie spese va ricordato comunque che ancora non esiste nessuna teoria universalmente accettata e capace di spiegare e prevedere tutti i fenomeni osservati (nella loro grande varietà). Non si ha ancora un'idea precisa dei meccanismi che danno luogo alle reazioni e di come li si possa innescare, e per questo non si ha un perfetto controllo di esse. In parte questa carenza è dovuta alla mancanza di esperimenti stabili e quindi studiabili in dettaglio, e come già detto a sua volta la mancanza di questi esperimenti è in parte dovuta proprio alla mancanza di un inquadramento che potesse guidare la sperimentazione. Solo l'incremento degli sforzi e della sperimentazione probabilmente permetterà di uscire da questo circolo chiuso.
La cosa curiosa e per certi versi preoccupante è che nonostante questa situazione molto dinamica e in rapida evoluzione, e nonostante le enormi implicazioni per la società, la comunità scientifica risulta ancora incredula, scettica ed indifferente, la società totalmente inconsapevole di quanto accadrà nel giro di pochi anni (l'arrivo in commercio di dispositivi LENR) e la politica totalmente distratta, incapace e immobile, come sempre. L'opinione diffusa tra molti è che solo l'arrivo in commercio dei prodotti potrà far cambiare l'atteggiamento e dare l'inizio ad una vera e propria nuova rivoluzione industriale, culturale e sociale.

Riferimenti
Per chi volesse approfondire, da un punto di vista storico e tecnico, suggerisco di seguito alcuni riferimenti molto completi (in qualche caso molto vasti) ed abbastanza esaustivi. Altri aspetti delle LENR verranno trattati in prossimi articoli più specifici.
  • www.lenr-canr.org : raccolta bibliografica della maggior parte della letteratura scientifica sui fenomeni LENR da F&P in poi. E' stata creata ed è gestita da Jed Rothwell, e costantemente aggiornata. Contiene un vero patrimonio di conoscenze, ed è la più grande prova che chi sostiene che la "fusione fredda" sia una bufala in realtà semplicemente non sa di cosa parla…
  • Fusione Fredda su Wikipedia : voce di Wikipedia dedicata alla Fusione Fredda / LENR. Sebbene Wikipedia su argomenti controversi vada sempre presa con cura, questa voce risulta tutto sommato non troppo sbilanciata, e addirittura più neutrale di quella inglese. Contiene molti dettagli storici sulla Fusione Fredda / LENR;
  • Storia della Fusione Fredda : recente libro sulla storia della Fusione Fredda in Italia, pubblicato dall'ENEA. Contiene i contributi di molti dei protagonisti italiani. E' una pubblicazione ufficiale di un importante ente nazionale italiano, quindi è sicuramente una fonte autorevole;
  • New Energy Times : sito giornalistico/scientifico che ha seguito l'evoluzione delle LENR. Non sempre neutralissimo, ma comunque storicamente importante e ricco di informazioni interessanti;
  • Infinite Energy Magazine : rivista prevalentemente tecnica dedicata alle LENR. Ha una notevole importanza storica perché fondata da Eugene Mallove (si veda Wikipedia) per contrastare l'informazione sbagliata che si cominciava a diffondere agli albori. Alcuni degli articoli possono essere visionati liberamente;
  • Breve preistoria della Fusione Fredda : interessante articolo di Luca Chiesi, molto ben documentato, sulla "preistoria" delle LENR, pubblicato sul blog "22 Passi" che a sua volte è stato un luogo di discussione molto vivace sulle LENR (in particolare sulla storia di Andrea Rossi);
  • Forum Energeticambiente : il forum di Energeticamente è stato (ed è) un punto di riferimento per gli argomenti che riguardano l'energia ed anche le tecnologie alternative o innovative quali le LENR. Contiene discussioni molto interessanti ed approfondite anche sugli aspetti sperimentali legati alle LENR (e non solo).

sabato 5 ottobre 2013

Introduzione

Ho sempre odiato i blog, fin dalla loro nascita. Per due motivi principalmente: per la forma non strutturata che rende difficile trovare e collegare le informazioni ed avere una visione ordinata e globale delle stesse, e per la presenza di una gran quantità di elementi del tutto inutili e non funzionali che appesantiscono la consultazione. Insomma, roba che va bene per il diario di una sedicenne, ma non per pubblicare qualcosa di serio... Il secondo fattore è che i blog rendono possibile a tutti di infestare la rete con idiozie di qualsiasi genere, rendendo difficile trovare informazioni utili sul web, anche a più ampia scala. Quest'ultima non è una questione marginale, era già stata teorizzata diversi decenni fa a partire da Noam Chomsky, ed il fatto che Google ci da la sensazione di trovare quello che ci serve non risolve affatto il problema...
Ok, quindi perchè ho deciso di creare un blog? Principalmente per accentrare informazioni che altrimenti sarebbero sparse per il web (sia di mia origine che di terzi), e quindi proprio per contrastare la "diluizione" e il "deterioramento" delle informazioni. Accentrare le informazioni in un unico luogo virtuale robusto e monolitico che parla con una voce chiara e possibilmente unica. Qui non si discute: parlo solo io! Da questo nasce la definizione di "politicamente scorretto" che ho affibiato alla descrizione di questo blog: qui si pubblica solo quello che è in linea con il mio pensiero, le opinioni diverse, le critiche o i complimenti possono trovare posto altrove. Questo non per egocentrismo o megalomania (attributi che certo non mi mancano), ma per massimizzare un processo antientropico e per favorire (sperimentalmente) una modalità evoluzionistica nella diffusione delle informazioni (si discuterà anche di questo argomento).

Ma veniamo agli argomenti: qui si parla principalmente di cose grandiose, che hanno il potere di cambiare il mondo (o lo stanno già facendo), ma per lo più non sono visibili, evidenti o note. Ma si parlerà anche del loro contrario: ostacoli al cambiamento ed alle direzioni corrette. Qui si parlerà di tecnologia, di scienza, di energia, di politica, di filosofia, in generale di idee significative o al contrario di vicoli ciechi in cui la società o la mente spesso si inoltrano a passo veloce.